Il profumo del luogo
Oggi parlavo con una cliente di quanto fosse cambiata la sua energia dopo aver cambiato città.
Il suo sguardo è più luminoso, è diventata più bella, ha sempre voglia di fare cose nuove, ed è circondata da nuovi amici. Solo pochi mesi fa, passava le sue giornate a studiare e trascorreva le sue serate da sola a casa, sempre più stanca e sempre più spenta.
E’ incredibile come la stessa persona possa cambiare completamente energia cambiando solo il contesto in cui si trova. Lei non è cambiata, ha cambiato luogo.
Questo vale per ogni contesto di vita: familiare, scolastico, professionale.
Mi è venuto così in mente il racconto del professor Sumantra Ghoshal, uno dei più influenti pensatori nel campo del management, che in un famoso intervento del 1995 introduce la metafora “The Smell of the Place” (il profumo del luogo) per spiegare come il contesto lavorativo può influenzare enormemente l’energia delle persone, spegnendo o facendo fiorire il loro potenziale.
Il professore, di origine indiana, racconta: “Insegno alla London Business School. Vivo a Londra da un anno e mezzo. Prima di allora ho vissuto a Fontainebleau, in Francia, per circa otto anni. Ma basta guardarmi e sentire il mio accento per capire che non provengo da nessuno di questi due meravigliosi luoghi del mondo. Vengo dall’India, dalla parte orientale dell’India. La mia città natale è Calcutta. Quindi ogni anno vado a Calcutta nel mese di luglio. È l’unico periodo in cui i miei figli hanno le vacanze estive. Calcutta è una città meravigliosa in inverno, in autunno e in primavera, ma in estate… beh, la temperatura è di circa 40°, l’umidità è del 99% e mi sento molto stanco per la maggior parte delle mie vacanze. Sono stanco, al chiuso. Poiché vivo a Fontainebleau, vi sfido sinceramente ad andare nella foresta di Fontainebleau in primavera. Andate con la ferma volontà di fare una passeggiata tranquilla e vedrete che non sarà così. Nel momento in cui si entra nella foresta, c’è qualcosa nell’aria frizzante. C’è qualcosa nell’odore degli alberi in primavera. Si ha voglia di saltare, di correre, di afferrare un ramo, di correre, di fare qualcosa”.
Questa, per lui, è l’essenza del problema che la maggior parte delle aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, si trovano ad affrontare: “Hanno creato al loro interno il centro di Calcutta in estate e poi si lamentano. Dicono ‘sei pigro’, ‘non prendi l’iniziativa’ e ‘non collabori, non stai cambiando la società’. Non si tratta di cambiarmi. Ho molta energia in primavera a Fontainebleau e sono un po’ stanco in estate a Calcutta”.
Il problema dunque, a suo avviso, non è cambiare la persona, ma il contesto.
Ma per raccontare questo usa una metafora: “L’odore. Cercate di immedesimarvi in questa metafora. Lo vediamo tutti. Entriamo in un luogo. Nei primi cinque minuti si sente l’odore. Lo si percepisce dal brusio delle persone, dalla qualità e dal colore” E poi aggiunge: “Tensione, disciplina, sostegno, fiducia. E vi invito a non prendere queste parole, a non intellettualizzarle. Ma cercate di percepire l’odore che si può creare se queste sono le norme di comportamento”.
E’ interessante come Ghoshal, che si definisce un collezionista di storie di aziende, utilizzi la metafora come strumento interculturale.
La metafora permette di stabilire una comunicazione più libera entrando in una dimensione universale della comunicazione e della relazione anche in presenza di diversità, favorendo la comprensione.
Il linguaggio metaforico avvicina le persone, impegna meno la testa, concretizza ciò che è astratto.
Per questo, si utilizza anche negli interventi di counseling, perché stimola le risorse creative ed espressive della persona, favorendo un processo creativo che permette l’esplorazione e l’aumento della consapevolezza.
Quello che fa Goshal attraverso questa metafora è mettere in evidenza il grande contributo che le aziende e i manager danno alla società. «Penso che ognuno di noi abbia in qualche modo bisogno di trovare un senso nella vita, una risposta a domande come ‘Perché lo faccio? Quale ne è il valore?’ Penso che le aziende siano estremamente importanti. Sono convinto che il management possa essere considerato una vocazione, al pari della medicina. Infatti dà un contributo al mondo».
Ecco, io sono convinta che il counseling possa aiutare le aziende a mitigare il clima di Calcutta e a creare la foresta di Fontainebleau. Una pianta alla volta, un respiro alla volta, portando supporto, affiancando l’ascolto ai processi, entrando con gentilezza, sprigionando profumo di fiducia.